La sega a nastro fu la seconda macchina per la segagione dei legnami inventata all’inizio Ottocento, dopo la sega circolare.
Erroneamente l’invenzione è spesso attribuita al francese Thouard intorno a 1842, ma in realtà già nel 1809 l’inglese William Newberry ne aveva brevettato un modello e un secondo brevetto era stato registrato nel 1815 dal francese Touroude (fonte: Molesworth, 1858).
La vera origine della sega a nastro si può dunque attribuire all’idea iniziale avuta da Newberry; tuttavia, sebbene fosse definita in quasi tutte le parti principali, inizialmente la macchina non prese piede a causa della scarsa durabilità delle lame disponibili sul mercato a quel tempo.
Circa 40 anni dopo, a metà dello stesso secolo, il francese Anne Paulin Crepin, inventò una lega e una tecnica di saldatura che permettevano di avere lame che non si deformassero troppo durante la lavorazione. Presentò domanda per il brevetto nel 1846, vendendo poi in breve tempo i diritti al produttore A. Perin & Company di Parigi.
L’evoluzione della sega a nastro
I volani delle seghe erano inizialmente di legno, materiale più economico e leggero, ma presto furono preferiti quelli in ghisa, più solidi e durevoli. Il movimento era trasmesso da cinghie che collegavano il motore a vapore al volano inferiore.
Fu un grande passo avanti, ma la mancanza dei cuscinetti a sfera la rendeva lenta e la qualità della finitura di taglio era decisamente lontana da quelle attuali.
Le rapide evoluzioni di quegli anni e i progressi nella tecnica permisero di rendere più funzionali le seghe a nastro, che divennero presto popolari e diffuse, soprattutto nei cantieri e tra i costruttori di prodotti in legname di vario genere e tipo.
Fu nel 1873, con lo sviluppo del motore elettrico che le macchine divennero più efficienti: finalmente si potevano superare le limitazioni legate alla posizione del motore a vapore e all’ingombro delle cinghie.
Nel 1899 poi, con l’introduzione dei cuscinetti a sfere, i macchinari furono in grado di soddisfare le esigenze di alta qualità e produzione di massa del periodo.
La diffusione della sega a nastro in Italia
In Italia la diffusione della sega a nastro, e delle macchine segatrici in generale, fu più lenta che in altri Paesi. Complici la scarsità di carbone necessario per alimentare il motore e una generale arretratezza sociale ed economica, la prima rivoluzione industriale e le sue innovazioni ebbero effetto su poche e limitate città, perlopiù nelle zone settentrionali. Faceva eccezione Venezia, dove già da molto tempo era in voga la sega alla veneziana.
Fu verso la fine del 1800 che la diffusione dell’energia elettrica, le innovazioni nella lavorazione dei materiali metallici e il generale progresso diedero la spinta decisiva alla diffusione delle macchine per la falegnameria al centro e al sud, relegando finalmente la fatica della segagione manuale e casi sempre più isolati.
Oggi, secoli dopo, questa macchina così apparentemente semplice ed assolutamente versatile è protagonista di nuove evoluzioni sempre più vicine al bisogno specifico di chi le utilizza.